mercoledì 12 dicembre 2012

easy cavolfiore


Se non avete tempo da perdere e dovete cucinare, questo è quello che fa per voi!

1 cavolfiore
   pangrattato
   olio
   sale

Rompere il cavolfiore in fiori più piccoli, lavare e tagliare ognuno per metà in modo da avere una parte piatta. In una teglia posizionare il cavolo (con la parte piatta verso il basso), irrorare d'olio, spolverare con il pangrattato e infornare a 200° fin quando non saranno dorati. Il sale verrà aggiunto a metà cottura. 

La famiglia dei cavoli (verza, cavolfiore, cavolo nero,cavoletti di Bruxelle, cavolo rapa) contiene moltissima vitamina C, e come gli agrumi, sono piante invernali adatte in questo periodo perchè prevengono lo stato influenzale. In più il cavolfiore al vapore o centrifugato, è indicato a chi ha problemi di stomaco, bruciori e gastriti. 
   

bolle ripiene


Visto che non mi piace fare cose semplici ho deciso di modificare un semplice preparato per veg_burger bio che mi è stato gentilmente omaggiato alla vittoria del contest di Golosità Vegane.

200 g di preparato per veg_burger
200 g di acqua
    2    cucchiai di olio
          tofu speziato (anche i cubetti del tofu sott'olio vanno benissimo)
          pangrattato
          
Mescolare il preparato con l'acqua e l'olio e lasciare riposare per 15 minuti. Preparate delle palline, schiacciarle e posizionare al centro il tofu, richiuderle, arrotondarle tra le mani e passarle nel pangrattato. Infornare a 200° in teglia oleata fin quando non saranno dorate.

A Genova c'è uno dei porti più belli del nostro paese, è il porto di Renzo Piano, costruito in occasione del G8 del 2001, con la sua Biosfera che domina nel mare. Un bolla con una struttura di acciaio e vetro ubicata direttamente sul mare e con all'interno un ambiente naturale tropicale, una vasta varietà di piante e di piccoli animali. Il sistema di condizionamento della bolla è posizionato in un blocco sotto la struttura e poi all'interno ci sono vele che si muovono in base alla luce solare e permettono, così, di evitare l'irradiazione diretta del sole.





martedì 11 dicembre 2012

risotto agli agrumi


L'inverno è la patria degli agrumi, sarà per questo che adoro tanto l'aria fredda e secca, il cielo  azzurro sgombero da nuvole e il sole tiepido. I limoni, arance, mandarini, pompelmi e tutti le specie che fanno parte della categoria apportano al nostro organismo grandi quantità di vitamina C, fondamentale in questo periodo perché crea barriere contro gli stati influenzali. Non c'è niente da fare, la natura reagisce e ci difende con i suoi frutti di stagione in stagione. E camminando per giardini segreti, chiusi uno dentro l'altro come matriosche, vado raccogliendo quello che mi serve per questo risotto.

320 g riso
    1 l  brodo vegetale (opzionale)
    1 limone bio
    1 arancia bio
    1 pompelmo bio
    1 cipolla
    1 pugno abbondante di nocciole sgusciate
    1 noce di burro di soia/margarina
       sale
       olio

Lavare gli agrumi e con un pelapatate sbucciarli almeno per metà. Le bucce dovranno tagliate a striscioline dalla parte corta e  poi fatte rosolare in una padella con olio e cipolla per qualche minuto senza che nulla si bruci. Prendere il riso, e tostarlo nella stessa padella, poi aggiunger il brodo poco alla volta mescolando pochissimo. Il riso, in caso di risotti, non dovrebbe mai essere mescolato poiché altrimenti si rischia una cottura non uniforme. Appena pronto, lasciare asciugare quasi tutto il brodo, unire una noce di burro/margarina e mescola energicamente per mantecare. Servire con una bella spolverata di nocciole tritate.

In tutto il sud europa, in particolare nel nostro paese abbiamo grandi varietà di agrumi che padroneggiano nei nostri giardini. Il sud Italia ne è pieno, dalla Campania alla Sicilia l'oro giallo è fonte di ricchezza dei territori e purtroppo anche di storie legate a sfruttamento di persone  se solo si pensi tutto quello che è successo a Rosarno,  qualche tempo fa.


Anche il nord era attento e da Roma in su si costruivano limonaie anche nelle migliori ville settecentesche, vere e proprie serre d'inverno dentro casa perchè gli agrumi erano considerati piante ornamentali. La limonata generalmente era una struttura esterne collegate da scale in pietra, una massiccia muraglia la chiudeva da tre parti, garantendone l'esposizione verso est-sud est. 
Il tetto, spiovente all'indietro, s'appoggiava sui pilastri, legati tra loro, o con la muraglia, da grossi puntoni di castagno, del diametro di circa 30-40 cm, detti sparadossi.
In vista dei primi freddi, a novembre si cominciava a coprire per proteggere i frutti dal freddo. Gli elementi che servivano per la strutture erano le assi per il tetto e per il fronte solare, le assi di mezzo, le vetrate e le portiere.
Le assi erano in abete, spesse 3 cm, larghe circa 20 cm e lunghe 5-6 m. Se ne accostavano due, se ne posava sopra una terza e si chiodavano insieme lungo la linea dei travetti più piccoli. Sul fronte solare si procedeva alla copertura sfruttando come orditura le tre travi in larice, tra loro parallele, inserite nei pilastri. Tra un pilastro e l'altro si fissavano in genere 5-6 assi di mezzo, 2-3 vetrate e 2 portiere. Le tavole di mezzo, erano costituite da due assi sovrapposte, inchiodate, una più stretta dell'altra in modo da formare una controbattuta. 
Le vetrate, formate da un telaio e da traversine in legno di abete venivano appoggiate sempre per il lungo ai mesì e fermate con asticelle, in legno, girevoli intorno ad un chiodo. Le portiere erano semplici tavole accostate in piano e unite con chiodi su tre asticelle trasversali; provviste di cardini, erano apribili. 








sabato 8 dicembre 2012

zuppa di miso


La zuppa di miso è una costante. Ormai la bevo quasi tutte le sere e ogni giorno che passa divento, per me, sempre più brava nel prepararla. Sono più accorta e precisa nelle dosi e nella cottura. Un classico della cucina macrobiotica perché dona equilibrio all'organismo, il miso di soia, poi, è un ottimo concentrato di proteine ne basta un cucchiaino a persona e abbiamo soddisfatto gran parte del nostro fabbisogno giornaliero. Importante è sapere che una pianta si divide in radice, fusto e foglie ebbene, ora, nella nostra zuppa devono esserci tutte e tre le componenti.

1    carota
1/2 cipolla
1    fungi shitake
1    pezzetto di alga wekame
1    cucchiaino di miso di soia
1    cucchiaino di succo di zenzero
      foglie di sedano

Pulire e tagliare la cipolla e la carota, nel frattempo mettere a bagno l'alga e il fungo per ammorbidirli e poi tagliarli. Preparare in pentola l'acqua (1 tazza abbondante), versare le verdure , l'alga e il fungo e sobbollire per 10 minuti. Trascorso il tempo, aggiungere le foglie di sedano e lasciar cuocere altri pochi minuti. Prendere un po' di brodo in una tazzina e sciogliere il miso, spegnere sotto la pentola e versarlo. Il miso non deve mai cuocere altrimenti se ne perdono i principi nutrizionali. A questo punto aggiungere il succo di zenzero lasciare riposare e servire.


venerdì 7 dicembre 2012

miglio zucca&ortica


La zucca è protagonista indiscusso di zuppe e minestre ma con il miglio è un classico. In questa ricetta ho voluto rompere la tradizione a favore dell'innovazione, mantenendo la base storica "miglio&zucca", aggiungendo altri ingredienti per esaltare i primi.

Per 4 persone
200 g di miglio
   2     tazze di zucca cotta
   1     fascio di ortica
 16     olive
   2     pugni di pinoli
1/2     cucchiaino di curry
          brodo vegetale (opzionale)       
          peperoncino
          sale
          aglio
          olio

In una padella mettere olio, aglio, curry, peperoncino, pinoli, zucca e le foglie di ortica. Fare rosolare fino a quando l'ortica non sarà cotta e il tutto insaporito. Aggiungere dell'acqua o del brodo vegetale e versare il miglio prima lavato sotto l'acqua fredda. La cottura sarà come preparare un risotto quindi il liquido andrà aggiunto mano a mano e il tempo di cottura si allungherà rispetto a quello descritto nella confezione. Cotto il miglio spegnere, aggiungere le olive snocciolate e lasciar riposare per qualche minuto prima di impiattare. 

Sapete che a Milano, nella periferia nord orientale, c'è un posto vicino via Lepanto dove insistono le case ad igloo o anche dette case a zucca, e la casa a fungo risalenti al 1946, dell'ingegnere Mario Cavallè (pensavate fosse un architetto, vero?) 


Non c'è che dire, davvero stravaganti abitazioni costruite, dopo che l'avvocato Mario Cerati, redattore de IL Secolo, diffondeva un editoriale di forte impatto sul tema degli alloggi e delle case popolari, nel quale sosteneva che se molto era stato fatto a vantaggio delle classi operaie, niente era stato invece fatto a vantaggio della piccola e media borghesia.
Così nacque il Villaggio dei Giornalisti, fatto da case circolari di diametro di 7,5 metri e altezza di poco superiore ai tre metri, con un’estensione di 45 mq. Piano aggiuntivo interrato e giardinetto circostante. Rotondità in contrasto con le linee verticali dei palazzi, che lì svettano oltre i 4 piani. 
Non discuto, era il dopoguerra e si sa, l'Italia viveva un periodo sicuramente duro, ma si preparava di qui a poco, al boom economico degli anni sessanta quindi la sperimentazione, la voglia del "nuovo a tutti i costi" è giustificata (forse), oggi è inaccettabile. 
Il termine - inventare - viene da in e venire e significa "scoprire cercando"e, proprio l'architettura come arte del costruire non può più creare dal nulla, ma deve inventare, cercando nella tradizione le soluzioni ai problemi odierni, contestualizzandoli con il giudizio critico. E' decisamente più difficile.




          
   

giovedì 6 dicembre 2012

gnocchetti rosa


Vi ricordate la precedente ricetta, quella della torta al cacao e crema di pere? Beh, che si fa quando il cous cos usato per la crema avanza? Certo non lo si butta, sono contro gli sprechi di ogni tipo, riuso, reinvento qualsiasi cosa, è più forte di me non riesco a buttare se prima non mi sono spremuta le meningi e fatto uscire una nuova idea. Ritornando al cous cous stracotto che da farcitura della torta è diventato un piatto salato e rosa!

1  ciotolina di cous cous stracotto
3  cucchiai di pomodori a pezzettoni
    farina (manitoba, 00, semola di grano duro)
    lenticchie bollite
    sedano 
    semi di papavero
    peperoncino in polvere
    aglio
    olio

Frullare il cous cous con il pomodoro, aggiungere la farina e impastare. La farina va aggiunta fino a quando, lavorando l'impasto, questo, non si attacca alle mani. Far riposare la palla rosa e preparare le lenticchie che dopo bollite, verranno insaporite con aglio, olio e sedano. Riprendere l'impasto e formare tanti budelli del diametro di 1,5 cm circa e tagliare a dadini. Bisogna sempre che l'impasto stia su un piano sporco di farina altrimenti si attacca. A questo punto si può mettere sul fuoco la pentola con l'acqua, aspettare che venga a bollire, salare e colare gli gnocchetti. Appena questi fanno ritorno a galla, scolare. Infine, in un piatto versare le lenticchie e sopra adagiare la pasta che sarà condita con un filo d'olio, una spolverata di peperoncino e un pizzico di semi di papavero. 

Post dedicato ad Oscar Niemeyer, grande architetto brasiliano, scomparso oggi. Nella foto c'è un'immagine della Cattedrale di Barasilia, del 1970. Costole di cemento amato in una struttura iperboloide che svettano verso il cielo, unite fra loro da vetrate colorate. Nessun altro pilastro, nulla, una struttura autoportante che libera lo spazio interno decisamente suggestivo.


mercoledì 5 dicembre 2012

torta al cacao e crema alla pera


Un compleanno organizzato all'ultimo minuto in una serata di pioggia battente diventa una bella cena tra pochi intimi, vino, risate e una torta a sorpresa! Non avendo tutti gli ingredienti, mi sono dovuta arrangiare con quello che c'era e la memoria di proporzioni già sperimentate.

Per la torta
250 g di farina
200 g di zucchero di canna
150 g di acqua
  80 g di olio di semi di mais
  50 g di cacao
    1 cucchiaino di bicarbonato
    1 cucchiaino di aceto
    8 g di lievito per dolci
    1 bustina di vanillina
    1 pizzico di sale

Per la crema
3/4 di bicchiere di cous cous
   2 pere mature
   1 bustina di vanillina
      zucchero
      la buccia di un limone

Unire tutti gli ingredienti solidi in una terrina e quelli liquidi in un'altra tranne l'aceto e il lievito. Mescolare bene, riscaldare il forno, ungere e infarinare una teglia*, versare il composto e infornare a 180° per 50 minuti. Nel frattempo cuocere in abbondante acqua il cous cous fin quando non è stracotto, sbucciare e frullare le 2 pere, aggiungere il cous cous con un cucchiaio e lo zucchero a velo, poco alla volta , frullare e di tanto in tanto assaggiare. Deve diventare una consistenza simile alla classica crema pasticcera. A questo punto versare in un contenitore aggiungere la vanillina e la buccia di limone e mescolare in modo da donargli sapore. A questo punto la torta sarà pronta, una volta raffreddata, tagliarla e farcirla al suo interno, spolverarla con zucchero a velo e gustarla nel vero senso del termine.

*quando infariniamo lo stampo è meglio usare il pangrattato finissimo al posto della farina, la torta viene via molto più facilmente e non resta umidiccia o bianca ai bordi e sotto. Un piccolo trucco della mamma.



Una torta di compleanno è tale perché circolare, non esiste un compleanno senza una torta che non sia tonda, la forma è importante per l'uso o, in questo caso il significato di convivialità, amicizia, il cerchio pone nella condizione di stare tutti alla stessa distanza, di avere ognuno uguale importanza per l'altro ed è anche una sorta di protezione dall'esterno e introspezione all'interno. nulla può sfuggirci in un cerchio. La visione è completa.


Nel 1943, Herbert Jacobs, giornalista del giornale di Milwaukee e professore di giornalismo presso la University of California, Berkeley, e sua moglie Katherine hanno ordinato il secondo progetto affidato all'amico Frank Lloyd Wright. 
Il primo progetto presentato da Wright della casa fu respinto dalla coppia, per ragioni del tutto comprensibili, soprattutto per quanto riguarda la spesa della bolletta energetica.
Wright, si sentì sotto sfida e iniziò a disegnare un progetto che rispondeva a queste domande, così la sua proposta riformulata, abbracciava gli stessi principi delle case usoniane, ma anche un progetto nuovo di riscaldamento solare passivo e raffreddamento naturale, che definì come "Emiciclo Solare" - Semicerchio Solare - nota anche come casa Jacobs II. La casa, costruita tra il 1946-1948, fu dichiarata nel 2003 Patrimonio Nazionale.

                                          piano terra


                                           piano superiore

Il piano terra, fronte giardino esposto a sud è circolare, e sui lati nord, est e ovest c'è un terreno alto, in salita per l'altezza delle finestre del secondo piano, disposte come un lucernario. Questa elevazione della terra ha la funzione di proteggere la casa dai venti freddi del nord in inverno. Il giardino anteriore, leggermente al di sotto del livello della casa, crea una pressione differenziale di aria che devia il vento e la neve in alto e lontano dalle aperture in vetro di grandi dimensioni sulla facciata esposta a sud.


La forma semicircolare riduce di circa l'8% il calore prodotto dalla luce solare rispetto alla linea di costruzione. L'arco aiuta a sostenere la parete nord, con una notevole riduzione dei costi di costruzione. Sempre questa forma circolare non consente ai venti freddi di penetrare all'interno della parete esterna in vetro, riducendo così la perdita di calore. Inoltre il semicerchio dà anche un senso accogliente verso l'interno e di privacy rispetto all'esterno.









martedì 4 dicembre 2012

finocchi al vino e carote al sesamo


Con il freddo che fa questo piatto è un po' azzardato ma se si vuole rimaner leggeri per non compromettere un pomeriggio lavorativo è perfetto, ed è perfetto anche come semplice contorno in un pasto più abbondante. 

2 finocchi
4 carote
4 foglie di radicchio
1 bicchiere di vino bianco
1 cucchiaino di lecitina di soia
4 cucchiai di olio
1 cucchiaio di aceto di mele
sesamo
sale

Pulire e lavare e tagliare a metà i finocchi, metterli in una padella con 1 cucchiaio di olio e farli rosolare. Aggiungere 1 bicchiere d'acqua e cuocerli per cinque minuti, appena si sarà asciugata l'acqua versare il vino e farlo evaporare. Versare ancora un'altro bicchiere d'acqua e cuocere ancora finché i finocchi non risultino morbidi e colorati.
Intanto, pulire le carote, tagliarle con il pelapatate da farle sembrare delle tagliatelle e condirle con una miscela sbattuta di lecitina di soia, olio, aceto e sale. Posizionare in un piatto una foglia di radicchio e all'interno mettere le carote condite con una spolverata di sesamo (tostato in forno precedentemente), accanto adagiare il finocchio tagliato al momento a fette.


lunedì 3 dicembre 2012

dischi di tofu


Giornatacce direbbero i più perché piove, il vento è freddo e andar girando per strada non è proprio del tutto indicato, non per me che adoro l'aria gelida che scuote dentro e fuori. Stamattina, però, è uscito il sole, si è presentato con calma, in tarda mattinata, sapendo di avere grossa responsabilità sui nostri umori. La ricetta di oggi è composta da dischetti di tofu, tondi come il sole, ideali per un secondo leggero o un antipasto.

100 g  tofu (per 6 dischetti da 4 cm di diametro)
   1     cucchiaino abbondante di olio
   2     cucchiai di semi di zucca
          pepe*
          noce moscata*
          curcuma*
          cumino*
          chiodi di garofano in polvere*
          cannellain polvere*
          sale*

Mettere tutti gli ingredienti nel frullatore, tranne i semi di zucca, e frullate fino ad ottenere un composto omogeneo. Col composto bisogna formare delle palline che poi appiattirle e impanarle con i semi di zucca che precedentemente devono essere stati tritato grossolanamente. Lasciar riposare i “dischi” in frigo per qualche ora e il gioco è fatto! 

* Il quantitativo delle spezie è a gusto personale.


Il "disco" mi ha fatto pensare al Padiglione russo della Biennale di Architettura. L'allestimento estremamente suggestivo, su due livelli, racconta, attraverso dei fori che illuminano l'interno, le 37 città chiuse create in Unione Sovietica, nel periodo della guerra fredda dal 1945 e 1989, per la ricerca scientifica. Certo, in forte controtendenza rispetto agli altri padiglioni che come tema predominante avevano quasi tutte la crisi economica ed anche un po' di ipocrisia considerando come oggi si vive in Russia dove c'è un Presidente, Vladimir Putin, da tre mandati, un piccolo zar, che vieta e severamente punisce la libertà di espressione. e per questi motivi nei giorni della biennale, davanti al padiglione russo ci sono state performance di protesta contro la carcerazione delle Pussy Riot arrestate con l'accusa di "teppismo e istigazione all'odio religioso" per aver messo in scena, nella Cattedrale di Cristo Salvatore, un'esibizione non autorizzata contro la rielezione di Putin denunciando brogli elettorali. 



giovedì 29 novembre 2012

ceci a dita


Sano, leggero e stuzzicante! Davanti ad un bel film o come antipasto questi ceci al rosmarino sono l'ideale e soprattutto non appartengono alla categoria "schifezze confezionate".

ceci lessati
olio
sale
pepe
aglio
rosmarino tritato

Lessare i ceci, colarli e tentare di asciugarli con un po' di carta assorbente. Mescolare in una ciotola l’olio con le spezie, versarvi i ceci e delicatamente mescolare. Preparare una teglia con la carta da forno, adagiare i ceci e infornare a forno preriscaldato a 180°. Il tempo è relativo, questi in foto sono rimasti circa 20 minuti e sono croccanti fuori e morbidi dentro. Servirli caldi!




sabato 24 novembre 2012

crumble novembrino


Niente di meglio di un dolce di rapida esecuzione, leggero, sano e proteico, che potrebbe benissimo sostituire la colazione del mattino.

Per un tegame di coccio di 16 cm di diametro
150 g quinoa
   1     mela gialla
   2     pere
1/2     limone
   2     cucchiai di zucchero di canna
   1     cucchiaio di cannella
   1     pugno di pinoli
   1     pugno di gherigli di noci
   1     pugno di uvetta
   2     cucchiai di olio di semi di mais

Cuocere la quinoa secondo le indicazioni riportate sulla confezione, avendola prima accuratamente sciacquata. Lasciare raffreddare e intanto sbucciare e sminuzzare le noci e i pinoli. Sbucciare e tagliare a tocchetti la mela e le pere e metterle in una terrina con il succo di limone, sgocciolare e poi unire uno dei due cucchiai di zucchero di canna, la cannella, le noci, i pinoli e l'uvetta. Mescolare bene e versare nel tegame da forno. A questo punto prendere la quinoa e amalgamarla all'olio e l'altro cucchiaio di  zucchero, versarla sopra la frutta e mettere in forno a 180° fino a quando la quinoa non risulti ben dorata e croccante.



Il crumble, come processo, non è altro che un rivestimento che nasconde cosa c'è sotto, cosa lo regge. Il rivestimento, in architettura, ha dato luogo a molti dibattiti, si sono battuti grandi architetti del nostro secolo per aver affermato di essere contro o meno il rivestimento. Mentre il  Movimento Moderno tendeva a denunciare la struttura mettendola spesso in evidenza, facendola diventare decoro tettonico, come Mies van de Rohe nella New National Gallery di Berlino, dove la struttura in ferro è tutto, elemento portante e decorazione, senza mezzi termini ma con un'estrema eleganza. Anche nelle architettura di Le Corbusier dove la struttura di cemento a faccia vista diventava espressione. 


Al contrario uno degli esponenti principali del decostruttivismo, Frank O. Gehry, copriva la struttura delle sue opere con un rivestimento, una pelle sottile di altro materiale in modo da far percepire la leggerezza dell'edificio, l'idea che si mantenesse per chissà quale strano volere degli dei, e invece dietro c'è una struttura complessa e di estrema precisione. 



Nello scegliere, è questione di linguaggio, non esiste  una scelta giusta o sbagliata, l'importante è che sia eticamente corretta, che rientri nell'architettura che è somma di tante cose: fruibilità, staticità, bellezza, economia, le principali. Senza pensare che anche il contesto determina le scelte. Fare architettura non è cosa semplice, parlare di architettura è impegnativo, mentre parlare sull'architettura è quanto di più sbagliato. 

giovedì 22 novembre 2012

torretta ai carciofi


Con l'autunno arrivano anche i carciofi e per festeggiare ho deciso di preparare questa torretta ai carciofi con crema di olive di grande effetto.

Per lo sformato

2   cuori di carciofo
50 g di tofu
1  cucchiaio di lievito alimentale
1  cucchiaino di semi di lino
3  cucchiai di yogurt di soia al naturale
1  cucchiaio di farina di semola di grano duro
   sale
   aglio
   olio 

Portare ad ebollizione oca acqua in una pentola e versare i carciofi, quando saranno cotti scolarli, tagliarli e lasciarli raffreddare. Nel frattempo mettere gli altri ingredienti nel frullatore e iniziare a mixare. aggiungere i carciofi e assaggiare per regolare di sale, per la consistenza deve essere come una crema, quindi se il composto dovesse risultare troppo solidi o aggiungere l'acqua di bollitura dei carciofi, inverso, la farina. A questo punto ungere una teglia, versare il composto e far cuocere per 20/30 minuti a 180°.

Per la crema di olive

12 olive nere denocciolate
5   capperi 
1  ciuffo di prezzemolo
olio se necessario

Frullare tutto.

A questo punto con una forma tonda realizzare tanti dischetti da disporre su un piatto da portata e su ognuno va spalmata la crema di olive. Infine posizionare un dischetto sull'altro.

La torre è un tipo di architettura di antiche origini, dai nuraghe alla torre de vento mediorientale, fino ai grattacieli del XXI secolo. La composizione di questa ricetta, in particolare, mi fa venire in mente un disegno di Mario Ridolfi, architetto degli anni trenta. E questo disegno era per la I Esposizione di Architettura Razionale a Roma, la Torre dei Ristoranti.


Nel 1986 a Yokoama, Toyo Ito trasforma una torre dell'acqua del sistema di condizionamento di un centro commerciale, in un'architettura sostenibile capace di cambiare costantemente, chiamato scambiatore di informazioni. Questo edificio cambia a seconda delle situazioni e del mutare della giornata, dai rumori al variare delle ore del giorno e della notte sviluppando una serie di imput che vengono trasformati in una musica ambientale all'interno. Quindi un edificio, un'architettura che interagisce con l'ambiente esterno.





Con questa ricetta SALATA partecipo al contest 
"Felici e Curiosi" 
di Ravanello Curioso e Le delizie di Feli









mercoledì 21 novembre 2012

hamburger!


Non si possono sempre mangiare zuppette di legumi ma questi ultimi vanno mangiati spesso perchè è la nostra principale fonte proteica. Gli hamburger sono semplici e buoni. Ci si può divertire cambiando qualche ingrediente, mettendo spezie, insomma liberando la fantasia.


Per 2 hamburger grandi:

60 g  di farro
1      mestolo di fagioli cannellini
1/2   cipolla
1/2   carota
1      costa di sedano
1      pomodoro o un cucchiaino di concentrato di pomodoro
2      cucchiaio di farina
1      manciata di prezzemolo

Cuocere i fagioli con olio, cipolla e pomodoro, da parte bollire il farro. Una volta cotti, scolare sia il farro che i fagioli e unirli, mescolare e frullare un po', non troppo, il composto deve solo amalgamarsi. A questo punto unire la farina e mettere il tutto sul fuoco, cuocere girando bene fino a quando il composto risulti bello asciutto. Lasciare raffreddare e intanto in una padella versate il battuto di cipolla, sedano e carota, con l'olio e lasciar soffriggere. Quando è pronto aggiungete gli hamburger che avrete preparato con le mani o con l'apposito strumento e rosolare finché non risultino dorati.



Con la parola hamburger associo: USA, MacDonald's, Centri Commerciali, Autogrill, Aeroporti insomma la patria dei non_luoghi. 
Il concetto di non_luogo è una denuncia di assenza dello stesso spazio, enfatizza la mancanza di qualcosa, in un luogo, inteso come spazio geografico ma anche sociale, identitario e relazionale.  Il non_luogo è qualcosa che non c'è quindi non potrebbe essere messo a paragone con altri luoghi eppure in questi ultimi anni è andato affermandosi dando vita ad un soggetto antropologico socialmente solo e instabile che trova la sua tranquillità nella dimensione chiusa, "sicura", sempre uguale, omologata ma per lui familiare. Oggi la città è un contenitore di diversità etnica, culturale e sociale e vive la difficoltà del momento di relazionarsi e convivere ed è decisamente più facile ripararsi, proteggersi nel non_luogo, lontano da essa, tendendo ad  ignorarne gli effetti dei contrasti che vive. Si creano così spazi uguali, globali, gli uni uguali agli altri e si perde di vista il valore che ha in loco uno spazio, una persona, un pensiero comune ma non per questo omologato.
Questa preminenza del globale sul locale avrà conseguenze fortissime sull'arte e l'architettura ma anche sulla vita stessa. E se le architetture di oggi vengono presto agganciate al consumo mondiale, avremo che il globale cancellerà il locale e mentre i non_luoghi diventano luoghi, i luoghi sembreranno destinati a tramontare e diventeranno non_luoghi per la mancanza di quel tessuto sociale, spazio costruito, che permette di definirli.

"Era la prima volta che venivo a Trude, ma conoscevo già l’albergo in cui mi capitò di scendere; avevo già sentito e detto i miei dialoghi con compratori e venditori di ferraglia; altre giornate uguali a quella erano finite guardando gli stessi ombelichi che ondeggiavano. Perché venire a Trude?
Mi chiedevo. E già volevo ripartire.
-Puoi riprendere il volo quando vuoi, - mi dissero, - ma arriverai a un’altra Trude, uguale punto per punto, il mondo è ricoperto da un’unica Trude che non comincia e non finisce, cambia solo il nome dell’aeroporto
” 
[Italo Calvino, "Le Città Invisibili", 1972]


Su tale argomento, consiglio un libro di Marc Augè "Non Luoghi" del 1992.





domenica 11 novembre 2012

tofu sott'olio


Questa è una ricetta copiata da la cuoca petulante, un blog che vado a sbirciare di tanto in tanto, da anni ormai, per i consigli macrobiotici. 
Nient'altro che tofu lavorato e messo sott'olio. Il procedimento è semplice se non si fa nello stesso giorno in cui autoproducete il tofu, al contrario, come di solito capita a me, è massacrante! 
Il risultato però ripaga. E' pratico da tenere sempre in frigo perché è pronto all'uso ed ottimo per preparare panini. Io l'ho condito alla mediterranea con peperoncino, aglio, origano e timo.

pesto salvia&ceci


La domenica presumibilmente si pranza a casa, con calma, e si mangia pasta!
Mi son portata da Procida un bel mazzetto di salvia fresca appena rccolta quindi mi doveva per forza venir in mente un'ideona.

  5   cucchiai di ceci già lessati
15   foglie di salvia
  1   manciata di pinoli
  1   manciata di nocciole
       lievito alimentare
       olio extravergine di oliva
       acqua di cottura della pasta (per evitare di mettere troppo olio)


Frullate tutto nel mixer, cuocete la vostra pasta preferita, condite e il gioco è fatto!
La salvia è un toccasana per il nostro corpo, il nome deriva da "salvus" che significa sano. Ha proprietà stimolanti per l'organismo. Utilizzata anche per curare i disturbi del sonno, per alleviare il mal di testa persistente, per combattere lo stress e prevenire i sintomi della depressione. Inoltre è considerata anche un gastro-protettore e un antispasmodico naturale. E’ utile per la prevenzione del diabete, perché aiuta a mantenere sotto controllo i livelli di glicemia nel sangue. Per questo è una pianta "officinale".




plumcake ai cereali


La colazione è uno dei momenti più importanti della giornata, non c'è dubbio, ma io, sempre, prendo un bicchiere d'acqua tiepido, una tazza d'orzo più un caffè. E via, pronta per affrontare la giornata. Insomma nulla di più sbagliato dicono. 
Invece in quel libro di cui vi ho parlato in qualche precedente post il dott. M. Shelton sostiene il bisogno dell'uomo di fare solo due pasti al giorno e quindi la colazione va evitata oppure, trasformata in qualcosa di molto leggero ingerendo solo una tipologia di frutto. Questo perché durante la notte, il corpo assimila  il cibo del giorno precedente trasformandolo in energia che non viene spesa perché siamo a riposo. Al mattino quindi, appena svegli, non c'è bisogno di cibo perché non c'è carenza di energia al contrario c'è voglia di incanalarla in attività. Infine leggendo, il Dottore ci dice che è sempre uno shock per il corpo interrompere la sua sveglia biologica e mangiare a colazione perché significa interferire con le normali operazione del corpo. In conclusione il nostro corpo non ha bisogno di una colazione abbondante: ed ecco un altro mito sfatato. 
Comunque in famiglia nessuno vuol saperne di non fare colazione e allora un plumcake non sarà poi così shoccante! 

150 g di farina 0
100 g di farina di semola
100 g di cereali misti per muesli fatto in casa
220 g di latte di soia
    1    bicchiere di zucchero di canna
    3    tazzine di olio di semi di mais
    1    mela grattugiata
    1    pizzico di sale
    1    cucchiaino di bicarbonato
    1    cucchiaino di aceto di mele
    2    cucchiaini di cremor  tartaro

Unire tutti gli ingredienti secchi e aggiungere tutti quelli liquidi a loro volta uniti precedentemente, tranne l'aceto e mescolare. Infarinare uno stampo da plumcake, unire l'aceto al composto e dare un'ultima girata, versare e infornare a 180° per 45 minuti ma anche un'ora dipende al forno. La prova stecchino è la migliore.


giovedì 8 novembre 2012

l'arancia nel piatto


L'estro creativo viene per caso, ma viene anche se ben stuzzicato. L'isola di Procida mi fa proprio quest'effetto, i colori, il mare e l'idea forse di lasciare la terraferma mette in condizione di ritrovar se stessi, di chiudersi e scoprire nuove sensazioni attraverso l'olfatto e la vista. L'albero di arance e mandarini è pieno di frutti ancora non del tutto maturi ma un'arancia pronta sono riuscita a trovarla. 
E quindi, con la rucola, l'arancia e i peperoncini dell'orto, il finocchio e i pinoli in frigo, l'antipasto è bello che pronto!

finocchi
rucola
arancia bio
pinoli
peperoncino fresco
sale 
olio
aceto

Niente di più semplice, lavare e tagliare le verdure a proprio gradimento, tagliare a fettina l'arancia con tutta la buccia, unire gli ingredienti, condire e servire.

Procida è, fra le tre isole del mio golfo, quella meno frequentata, ancora ci sono i figli di pescatori che si imbarcano, si respira l'aria di isola appena vi si mette piede, nella sua chiusura ma anche nel profumo del mare e nelle voci degli autoctoni che sanno leggere il vento e ti dicono che tempo farà da qui a una settimana. L'architettura è tipicamente mediterranea, il bianco e i volumi puri sotto la luce del sole regalano ombre nette che si scontrano sulla pavimentazione nera in pietra lavica. La composizione di queste costruzioni è così equilibrata da far invidia a Le Corbusier, a quello che lui sosteneva sui giochi di pieni e vuoti. Un'architettura senza architetti e piena di saggezza.



giovedì 1 novembre 2012

dessert autunnale



Oggi 1° novembre, è la giornata mondiale vegan ed anche il compleanno di mai madre, ed io li festeggio con questo dessert autunnale semplice ma di grande impatto.
La frutta è un alimento che mangio ma sempre lontano dai pasti perché la sua fermentazione provoca problemi di digestione. Tempo fa lessi un libro "la combinazione degli alimenti" di M. Shelton, un dottore che spiega passo passo come funziona la digestione, cosa sarebbe bene mangiare prima, cosa dopo e cosa mai! Da allora ho evitato rigorosamente la frutta durante i pasti e tante altro. Un libricino semplice ma denso di conoscenza. Vi riporto la prima parte della prefazione...

"Alcune persone cercano per anni un sistema di vita semplice e apportatore di gioia e salute. L'essere sani e pieni di energia è piacevole anche se molte persone non approfondiscono i principi della buona vita quando li scoprono. [...] Ad alcune persone non piace prendere delle decisioni. La difficoltà non sta nel sapere ciò che è giusto, ma nel fare ciò che lo è."

Oggi però facciamo uno strappo alla regola e la frutta è diventa l'ultima portata del pranzo.

1      banana matura
2      cachi maturi
1/2   cucchiaino di cannella
1      cucchiaio raso di cacao in polvere
1      cucchiaino di vanillina oppure meglio se dei semi estratti dal baccello
1      cucchiaio di zucchero a velo di canna
1      pugno di foglioline di menta fresche

In un recipiente mettere la banana tagliata a tocchetti, lo zucchero a velo e la vanillina non avendo i semi di vaniglia, e mescolare. In un altro mettere i cachi tagliati sempre a cubetti con il cacao e la cannella.  Con degli stampi tondi versare prima la banana premendo un po' e poi i cachi. Fare quest'operazione già sul piatto da portata. Spolverare gli sformati di frutta con un trito di foglioline di menta, e il dessert è pronto.