martedì 11 dicembre 2012

risotto agli agrumi


L'inverno è la patria degli agrumi, sarà per questo che adoro tanto l'aria fredda e secca, il cielo  azzurro sgombero da nuvole e il sole tiepido. I limoni, arance, mandarini, pompelmi e tutti le specie che fanno parte della categoria apportano al nostro organismo grandi quantità di vitamina C, fondamentale in questo periodo perché crea barriere contro gli stati influenzali. Non c'è niente da fare, la natura reagisce e ci difende con i suoi frutti di stagione in stagione. E camminando per giardini segreti, chiusi uno dentro l'altro come matriosche, vado raccogliendo quello che mi serve per questo risotto.

320 g riso
    1 l  brodo vegetale (opzionale)
    1 limone bio
    1 arancia bio
    1 pompelmo bio
    1 cipolla
    1 pugno abbondante di nocciole sgusciate
    1 noce di burro di soia/margarina
       sale
       olio

Lavare gli agrumi e con un pelapatate sbucciarli almeno per metà. Le bucce dovranno tagliate a striscioline dalla parte corta e  poi fatte rosolare in una padella con olio e cipolla per qualche minuto senza che nulla si bruci. Prendere il riso, e tostarlo nella stessa padella, poi aggiunger il brodo poco alla volta mescolando pochissimo. Il riso, in caso di risotti, non dovrebbe mai essere mescolato poiché altrimenti si rischia una cottura non uniforme. Appena pronto, lasciare asciugare quasi tutto il brodo, unire una noce di burro/margarina e mescola energicamente per mantecare. Servire con una bella spolverata di nocciole tritate.

In tutto il sud europa, in particolare nel nostro paese abbiamo grandi varietà di agrumi che padroneggiano nei nostri giardini. Il sud Italia ne è pieno, dalla Campania alla Sicilia l'oro giallo è fonte di ricchezza dei territori e purtroppo anche di storie legate a sfruttamento di persone  se solo si pensi tutto quello che è successo a Rosarno,  qualche tempo fa.


Anche il nord era attento e da Roma in su si costruivano limonaie anche nelle migliori ville settecentesche, vere e proprie serre d'inverno dentro casa perchè gli agrumi erano considerati piante ornamentali. La limonata generalmente era una struttura esterne collegate da scale in pietra, una massiccia muraglia la chiudeva da tre parti, garantendone l'esposizione verso est-sud est. 
Il tetto, spiovente all'indietro, s'appoggiava sui pilastri, legati tra loro, o con la muraglia, da grossi puntoni di castagno, del diametro di circa 30-40 cm, detti sparadossi.
In vista dei primi freddi, a novembre si cominciava a coprire per proteggere i frutti dal freddo. Gli elementi che servivano per la strutture erano le assi per il tetto e per il fronte solare, le assi di mezzo, le vetrate e le portiere.
Le assi erano in abete, spesse 3 cm, larghe circa 20 cm e lunghe 5-6 m. Se ne accostavano due, se ne posava sopra una terza e si chiodavano insieme lungo la linea dei travetti più piccoli. Sul fronte solare si procedeva alla copertura sfruttando come orditura le tre travi in larice, tra loro parallele, inserite nei pilastri. Tra un pilastro e l'altro si fissavano in genere 5-6 assi di mezzo, 2-3 vetrate e 2 portiere. Le tavole di mezzo, erano costituite da due assi sovrapposte, inchiodate, una più stretta dell'altra in modo da formare una controbattuta. 
Le vetrate, formate da un telaio e da traversine in legno di abete venivano appoggiate sempre per il lungo ai mesì e fermate con asticelle, in legno, girevoli intorno ad un chiodo. Le portiere erano semplici tavole accostate in piano e unite con chiodi su tre asticelle trasversali; provviste di cardini, erano apribili. 








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